domenica 5 gennaio 2014

Milano che cambia - Residenze Hadid

Vicino alle residenze Libeskind ecco quelle realizzate da Zaha Hadid, 7 edifici di altezza variabile dai 5 ai 13 piani. La facciata rivestita in alluminio e legno di cedro è ventilata anche in questo caso ma la struttura su cui si appoggia è diversa in quanto fatta da un reticolo di profili di alluminio 6060 sezione 60 mm che consente di avere flessibilità: alloggiare pannelli sandwich in acciaio con lana di roccia (10mm) lineari o curvi su cui si appoggeranno i pannelli esterni in alluminio o in doghe di legno (cedro). Gli atrii sono migliori delle residenze Libeskind (spogli e con l'illuminazione diretta a neon alquanto funerea che poteva andare bene al museo ebraico di Berlino) e sono in stile Hadid con pareti curve e inclinate impreziositi da legno e gole luminose che fanno capire (solo in questo caso) che siamo di fronte a residenze di lusso. Il resto è pura estetica, uso di linee curve e storte che fanno impazzire gli esecutori e lievitare i portafogli delle imprese (lo dico anche con invidia: si vede che all'architetto è stata data carta bianca dal committente!). Quindi un grande sforzo esteriore a cui si affianca un banale impianto progettuale con appartamenti più o meno simili a tanti che si trovano in città in molti casi tagliati anche meglio e con più attenzioni alle esigenze di chi li abita. Mi domando in questi casi che senso abbia la figura dell'architetto: deve innovare nella sostanza con sperimentazioni su tipologie abitative o su nuovi elementi tecnologici  oppure deve limitarsi a disegnare involucri secondo estetiche autoreferenziali?


  

















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