giovedì 4 gennaio 2018

Sportelli rasomuro - interior design

Sulla falsa riga delle porte rasomuro si stanno diffondendo anche gli sportelli e le botole con lo stesso concetto ovvero la assenza di cornice/coprifilo e la possibilità di essere verniciati come la parete per poter essere completamente integrati con essa.
In teoria queste opere si possono anche far fare dal falegname dopo aver predisposto un vano in muratura o in cartongesso. L'esecuzione da parte del muratore deve essere però ben fatta pena la resa  visiva pessima dell'intervento generale data dal differente grado di precisione dei due elementi (muratura/cartongesso e pannello e struttura in legno). La distanza fra l'anta e la nicchia deve essere  quindi minimo 5mm per sopperire ad eventuali fuorisquadra.
I produttori di serie invece propongono dei pannelli incernierati in una struttura in alluminio che si adatta alle pareti in muratura o in cartongesso e che viene murata quando sono al rustico in modo da consentire di essere più precisi in fase di finitura essendoci il profilo di alluminio che guida l'esecutore in fase di stesura dell'intonaco e che fa da paraspigolo. La distanza fra le ante e la "cornice" anch'essa verniciabile si riduce in questo caso in maniera sensibile (poco più di 1mm) offrendo un bel risultato visivo. 
Una delle prime aziende a proporre questo tipo di prodotto è la Sistemi Rasoparete che oltre alle porte propone vani e sportelli per chiudere ad esempio zone di servizio, scatole di derivazione, ripostigli. etc. Con i modelli Mino e Fantasmino si può scegliere se avere una struttura in alluminio ridotta in profondità ma più larga in prospetto o viceversa. Per questo bisogna fare molta attenzione a specificare la luce netta del vano che si vuole ottenere onde evitare fraintendimenti. Inoltre per i pannelli in mdf pronti da verniciare si può optare per il tipo di finitura se in gesso o in stabilitura a seconda della finitura della parete - altrimenti si vedrebbe troppo la differenza fra la prima (liscia) e la seconda (più rugosa).
Se il vano è all'esterno, al riparo comunque dagli agenti atmosferici, si può scegliere per il pannello in compensato marino che resiste meglio all'umidità oppure per la linea Live out che prevede pannellature in stratifica di alluminio per vani che possono raggiungere la larghezza di 240cm per una altezza di 270cm più adatte agli agenti atmosferici.
Per tutti i vani sono disponibili anche le forme trapezoidali che ben si adattano per esempio agli ambienti irregolari dei sottotetti.
Come pitture di finitura se non si usano maniglie (e si opta per il push-pull) è obbligatorio usare minimo lo smalto per poter eliminare facilmente le ditate che inevitabilmente si lasciano. Se la finitura è in resina o microcemento lo strato che si va a mettere uniforma il tutto e quindi il problema non si pone.
Simile al prodotto Rasoparete c'è il sistema Walldoor di Bertolotto, Syntesis di Eclisse e soprattutto Nicchio di Linvisibile che offre la possibilità di rivestire i pannelli con metallo (rame, ottone e alluminio satinato di serie più quelli a scelta), pietra (in collaborazione con Emistone che realizza rivestimenti in mica o ardesia in soli 2mm su supporto in vetroresina o tessuto), laccato e con altri materiali come legno, vetro e pelle.
Sia la Sistemi Rasoparete, Linvisibile che l'Eclisse realizzano con lo stesso sistema anche gli zoccolini battiscopa incassati alla parete che sono sempre molto eleganti.

Sportello realizzato dal falegname

Particolare dello sportello realizzato dal falegname

 Sportelli Rasoparete Fantasmino

Sportelli Rasoparete Fantasmino aperti

Sportello Rasoparete Fantasmino

Particolare dello sportello Rasoparete Fantasmino

Linvisibile Nicchio rivestito pietra marmo

Linvisibile Nicchio rivestito metallo

Linvisibile battiscopa


lunedì 11 dicembre 2017

cappe integrate al piano cottura - interior design

Nella ristrutturazione di una casa d'epoca abbiamo progettato una cucina che non doveva sembrare tale perchè collocata in ambienti (con parquet intarsiato e stucchi nei soffitti) che poco si adattavano ad una cucina classica.
Abbiamo pensato ad una sorta di mobile centrostanza al cui interno si trovano tutti gli elettrodomestici che sono necessari. Per la cappa, elemento visivamente "ingombrante" se scelta come quelle classiche in commercio, abbiamo optato per una "incassata" nel top.
Per questo tipo di prodotto, che sta prendendo sempre più piede nelle cucine di design, ci sono due tipologie: la cappa incassata nel top o il piano cottura integrato con l'aspirazione.
Per la prima ipotesi si tratta di cappe che quando sono in funzione "escono", tramite un comando elettrico, dal piano della cucina e si posizionano in modo da aspirare i vapori della cottura. Si va dalla Foster che con il modello Ghost realizza la cappa che va da una profondità di 120cm a una di soli 50cm (che può essere posizionata lateralmente al piano cottura consentendo di mantenere la classica profondità di 60cm), alla Franke che ha il modello FDW da 88cm come la Neff e la Siemens che però costano il doppio. In questi casi le cappe con profondità a partire dai 90cm, posizionate dietro al piano cottura, obbligano una profondità della cucina di minimo 80cm. Un altro problema è anche il fatto che non essendo posizionate al centro dei fuochi, finiscono per privilegiare con l'aspirazione i fumi delle pentole che sono più vicino limitando l'efficacia verso quelle che sono più lontane.
Ecco quindi entrare in scena i piani cottura a induzione con la cappa centrale integrata. La prima azienda a proporre questa soluzione è stata la tedesca Bora che ha brevettato il sistema di aspirazione nel 2006 e ha fatto scuola.
L'alternativa italiana è prodotta da Elica con il modello Tesla che oltre a costare il 30% in meno è anche più efficiente dal punto di vista dei consumi.
Gli svantaggi di questo tipo di cappe sono:
1 - si è costretti ad usare l'induzione mentre l'altra tipologia è compatibile anche con il piano cottura a gas.
2 - se ci sono problemi sono coinvolti sia il piano cottura che la cappa rendendo inutilizzabile la cucina.
3 - non si può mettere sotto il forno perchè la profondità dell'apparecchiatura (più di 20cm) non ne consente l'inserimento.
Inoltre anche se si usa la cappa aspirante il piano cottura deve essere profondo minimo 80cm per posizionare lo scarico dei fumi che passa dietro (e prosegue volendo sotto le basi essendo il condotto di scarico alto solo 10cm).

Cappe a scomparsa


Cappa Foster
Cappa Franke

Cappa Neff 

Piani a induzione con cappa integrata


Bora 


Elica


cucina Gkarchitetti


cucina Gkarchitetti


lunedì 13 novembre 2017

scaletta portasalviette/libreria a scala - interior design

Le scalette che vengono appoggiate alle pareti hanno sempre maggiore diffusione come portasciugamani, come contenitori per il bagno o come librerie. In questo caso ci soffermiamo sul loro utilizzo nell'ambiente bagno.
Sono molto comode perchè risultano leggere, facili da installare (alcune si appoggiano semplicemente alle pareti senza l'ausilio di tasselli o di opere murarie) e soprattutto pratiche perchè hanno la duplice funzione del mobiletto contenitore e del supporto portasalviette senza essere troppo invasive.
Quindi risultano essere un opzione in più per soddisfare esigenze di contenimento che nei bagni sono sempre più richieste.
L'oggetto più interessante e più carino è il modello Stairs di Agape in legno con finiture in rovere naturale, bruno, scuro, o laccato bianco, grigio. C'è la versione semplice solo con i pioli, la versione completa con mensole e la versione mista con entrambi gli elementi. Il prezzo massimo si aggira sui 1000€:

Agape Stairs

Un'altra azienda con un prodotto simile ma esteticamente meno raffinato è la Cipì con il modello Bibò che costa però un quinto rispetto a quello di Agape ed è in legno naturale e laccato bianco con mensione "salvaspazio" richiudibili:

Cipì Bibò

Systempool del gruppo spagnolo Porcelanosa propone il modello K che però richiede il fissaggio dei tasselli nella parte superiore:

Systempool K

C'è poi l'azienda tedesca Knief con il modello Ladder in materiale acrilico disponibile in  varie finiture (wenghè, ciliegio e pelle) e colori come l'oro, il bianco nero e 2 tonalità di grigio. Prezzo sui 700€:

Knief Ladder

Cargo Hi tech con il modello Morgan propone un prodotto con un buon rapporto qualità prezzo (la versione laccata bianca o nera costa  solo 129€).











domenica 29 ottobre 2017

Sgabelli per cucine con penisola - interior design

Stiamo scegliendo degli sgabelli per una cucina con penisola in una casa d'epoca e ci siamo fatti una cultura sui prodotti in commercio.
Prima di tutto bisogna considerare l'altezza della penisola: se è prolungamento del piano di lavoro della cucina l'altezza sarà più o meno di 90cm e lo sgabello andrà scelto con altezza della seduta di  circa 65cm. Se invece l'altezza della penisola è maggiore rispetto al resto (110/120cm) gli sgabelli andrebbero scelti con altezza della seduta dai 75cm in su (come nel nostro caso).
Guardando all'estetica, a parte i Bombo di Magis (design Giovannoni) utilizzatissimi alla fine degli anni 90 (con pistone a gas che permette di regolare l'altezza da 50 a 74cm) gli oggetti che vanno di moda adesso fanno riferimento ad uno stile più "tradizionale" con gli sgabelli Plumage di Bonaldo e Tom&Jerry di Magis (regolabile in altezza da 70 a 86 cm):

Bombo Magis

Plumage Bonaldo

Tom&Jerry Magis


Oppure vi sono prodotti dal design estremo come i Miura di Plank in polipropilene (design Grcic) o Alodia di Cappellini in tubo di metallo e lamiera d'acciaio (design Bracher) disponibili in vari colori (più scelta per quanto riguarda Miura). Oppure sempre di Grcic la Stool one di Magis in alluminio anodizzato. Questi hanno il difetto di non avere la possibilità di regolazione dell'altezza della seduta e quindi bisogna considerare le dimensioni della penisola in fase di scelta: per quanto riguarda Miura poi la altezza è unica di 78 cm. 

Miura Plank

Alodia Cappellini

Stool one Magis

 I modelli più riusciti sono anche stati realizzati dalla azienda Lapalma che vanta numerosi tentativi di imitazione a cominciare dallo sgabello in acciaio cromato o satinato Lem (design Azumi) utilizzatissimo dal residenziale al contract:

Lapalma Lem

Oppure lo squadratissimo e molto elegante Cubo/cuba (design Berti) con struttura in acciaio satinato e seduta in legno o rivestita in cuoio (con 2 altezze 65 e 75cm):

Cubo Lapalma

Alla fine, dopo aver tanto meditato, abbiamo optato per il modello Miunn (design Monni) sempre di Lapalma con struttura a slitta in metallo verniciato e seduta in legno laccato a poro aperto perchè richiama il design delle sedute più comuni utilizzate per la zona pranzo (esempio le DSW di Eames prodotte da Vitra):

Miunn Lapalma




lunedì 9 ottobre 2017

realizzazione porta in vetro di grandi dimensioni - interior design

In un progetto di ristrutturazione di una casa d'epoca  in una camera matrimoniale che prima era una cucina abbiamo inserito il bagno. Collocato vicino alla finestra è diviso in due parti: la zona lavabo, aperta sulla stanza, e la zona wc (con bidet incorporato) e doccia chiuse da una porta di dimensione 100xh300cm. Questa innestandosi sulla parete a ridosso del camino è stata scelta in vetro temperato trasparente extrachiaro (spessore 10mm) per mantenere visivamente la centralità del camino stesso sulla parete. Per avere più possibile trasparenza non sono stati previsti profili in ferro di cornice e le cerniere della porta, posizionate ai piedi e all'estremità superiore (lavorano come perni), sono di dimensione ridotta .
Per rinforzare la porta è stata posizionata una piastra in ferro sotto il controsoffitto laddove gli sforzi della porta in fase di apertura/chiusura sono maggiori. La piastra è stata tassellata sull'architrave in sei punti per essere più resistente.  


 Particolare della piastra d'ancoraggio in ferro


 Particolare della cerniera inferiore

Particolare della cerniera superiore

giovedì 31 agosto 2017

Recupero finestre di un'abitazione del primo '900 - tecnologia

Nella abitazione che abbiamo ristrutturato appartenente ad un palazzo del primo decennio del '900, abbiamo recuperato tutto ciò che era possibile - pavimenti, soffitti, porte etc e soprattutto le persiane e i serramenti esterni.
Questi ultimi inoltre sono stati resi più performanti con l'aggiunta di vetrocamera (6-4-6 con gas argon) che comunque non raggiunge gli standard minimi per poter usufruire della detrazione energetica del 65%: per averla avremmo dovuto cambiare completamente il serramento ma questo non rientrava nella nostra filosofia di progetto volta a conservare il più possibile e ad avere per la casa "i pezzi di ricambio" originali come nelle automobili.



Il recupero dei serramenti è stato affidato al restauratore Andrea Moreschi (Moreschi trading srl di Arzago d'Adda): smontata tutta la ferramenta, i vetri e lo stucco che li fissava, sono stati sverniciati con l'apposito phon (stando attenti a non bruciare il legno) e raschietti mostrando le splendide venature del larice. La ferramenta è stata ripulita e lucidata col polish metal.




I serramenti sono stati poi riportati in situ e rimontati in modo da verificare eventuali correzioni e adattamenti da fare in fase di chiusura.


Sono state poi tagliate ed eliminate le sagome esterne del serramento (che all'epoca ospitavano vetri singoli spessi solo qualche millimetro) per permettere l'alloggiamento del vetrocamera da 14mm (misura adatta anche perchè non è troppo pesante e non sovraccarica le cerniere esistenti).


Successivamente sono state date due mani di vernice all'acqua (nel nostro caso bicolore con il bianco all'interno e grigio o marrone all'esterno).



Per ultimo la posa del vetrocamera e delle nuove cornici fermavetro verniciate e inchiodate alla struttura sottostante.









venerdì 14 luglio 2017

Pulitura delle cementine - interior design

Sta prendendo sempre più piede (finalmente) il recupero dei pavimenti delle case d'epoca, non solo i parquet ma anche quelli realizzati con piastrelle cementine (composte da uno strato superficiale in polvere di marmo, cemento bianco e pigmenti inorganici colorati e un'anima in cemento ad alta resistenza - in uso dalla fine dell'800).
I pavimenti in questo caso purtroppo non potranno mai essere recuperati completamente nel senso che se alcune piastrelle sono rotte le crepe rimarranno sempre a vista così come la differenza di colore delle parti più sottoposte all'azione del calpestio. Però usando lavaggi deceranti accompagnati da microlevigatura con dischi diamantati (nel nostro caso sono stati impiegati dischi della azienda Lantani modello Lantapad in resina con grane fino a 15000 che non sono eccessivamente abrasive) si riesce a rimuovere lo sporco accumulato negli anni e a far rivivere queste pavimentazioni.
La finitura superficiale poi a scelta può essere lucida o opaca.
La manutenzione poi verrà fatta usando detergenti neutri per non rovinare il supporto.